venerdì 29 marzo 2013

Le uova di Pasqua.

Le uova di Melina.
 
 Il simbolo della Pasqua per eccellenza sono le uova.
Uova vere, magari di gallina che i bambini amano decorare con colori e accessori durante le ore della vigilia. Uova finte, quelle per decorare la casa, la tavola, le ghirlande. Ma soprattutto uova di cioccolato. Ogni bambino sogna di riceverne una la mattina di Pasqua, meglio ancora se ne riceverà due, tre quattro.
Vi sono uova artigianali oppure industriali. Ve ne sono al cioccolato al latte, oppure fondente, oppure ancora bianco. Ve ne sono di tutte le dimensioni … piccole piccole e quindi ovetti, grandi grandi e quindi enormi. Sono incartate con carta trasparente, oppure con carta coloratissima, e comunque sempre con una carta che scrocchia forte sotto le mani. Alcuni fanno sul davanti bella mostra di piccoli fiocchetti però il più delle volte i fiocchi sono grandissimi.
Ma la cosa più importante, la cosa che più di tutti attira l’attenzione, che più di tutti ci lascia con il fiato sospeso e con una tremarella alle gambe….è senza dubbio la sorpresa.
Lo sa bene Melina.
Anche lei in questo periodo ha messo da parte una gran scorta di uova!
Uova appuntite, oppure stondate, uova rosa, uova grigie, uova celesti o bianche. Uova tinta unita o sfumate o puntinate, uova di tutte le dimensioni.
Quando arriva la primavera Melina ama passeggiare all’aria aperta, e durante le sue lunghe scorazzate le capita spesso di imbattersi in uova sparpagliate qua e là. Ad esempio le per caso ne intravede alcune nascoste tra i fili di erba novella… cadute da nidi alti sui rami. Altre volte scova uova sfuggite dal becco di predatori feroci.  Altre volte ancora si arrampica veloce e abile su alberi fitti e sbircia qua e là tra le fronde a caccia di nidi abbandonati da madri costrette a traslocare velocemente, e di tanto in tanto, vi trova uova rimaste ormai orfane.

In qualsiasi luogo, in qualsiasi modo, in qualsiasi circostanza, raccolga le uova, le ripone sempre sopra la sua testa. Si sopra la sua testa.
 Ascoltate bene.
Melina non ama portare cappelli, ma in questo periodo dell’anno è solita indossarne uno … un po’ magico, un pò fantastico.
E’ un grande cappello di paglia, con grandi falde, con un gran bel nastro, e un bel mazzolino di fiori colorati sul davanti. E fin qui nulla di strano.
Ma tutta la magia, tutta l’alchimia,  tutto il mistero, stanno racchiusi nella cupola: grande, calda e… accogliente che in realtà è un’altrettanto grande, caldo, accogliente nido… Melina lo ha sferruzzato con le sue mani, una maglia al dritto e una al rovescio, e così via.. ha intrecciato fili di lana, fili di paglia, piccoli ramoscelli e ancora fili di erba di prato essiccata.

Nel suo nido Melina ripone le uova trovate qua e là, le dispone con cura una accanto all’altra e passeggiando felice le porta in giro per i mondo. Di tanto in tanto le accarezza lieve, a volte le canta dolci canzoni, altre volte le culla prendendole tra le braccia e muovendosi con movimento rotatorio ora verso destra ora verso sinistra. Quando proprio ha troppo da fare, chiede aiuto alla sua amica Pasquina, la colombina bianca, altre volte ancora quando deve uscire per commissioni, se ne occupa Mirtillo, il suo gattino che con un fare veramente aggraziato cova per ore.. Poi quando meno se lo aspetta un crac improvviso e le uova cominciano la schiusa.Dopo poco ancora un altro crac più forte e il guscio si rompe completamente e  finalmente la sorpresa!
Non è mai un giochino o un ciodolino, neppure una gommina da cancellare o una macchinina….
Ogni volta pigramente una nuova vita fa capolino dalla cupola di quello strano cappello! Misteriosamente nuove vite vengono alla luce… non si sa mai esattamente a quale specie possano appartenere, se avranno il piumaggio lungo o corto, neppure se saranno colorati o tinta unita,.. ma sempre, sempre e sempre la sorpresa è sorprendente. Mai, mai e poi mai deludente. E Melina ogni volta esulta soddisfatta” Ed anche quest’anno le mie uova contenevano delle sorprese meravigliose!”
Che belle le uova di Melina!

Ciambellone di Teodora


Ebbene si! Il cambellone è un dolce che faccio almeno una volta alla settimana. Ne ho provate tantissime versioni...ma quella che ci piace più di tutte è quell semplice semplice  : la cioccolata oppure la marmellata ce la aggiungiamo noi poi spalmandola sopra abbondantemente!
Ebbene questa versione di ciambellone è fantastica. La ricetta è di TEODORA una mia collega, ottima cuoca, quello che fa lei è tutto buono. Quando mi ha regalato questa ricetta sono andata a colpo sicuro... e vedrete lo farete anche voi. Questa ciambella ve la presento in versione pasquale... e ne approfitto per farvi un sacco di auguri. Faccio gli auguri alle mie amiche vicine, a quelle lontane, a quelle che sento di sovente e a quelle che sento raramente... insomma faccio gli auguri proprio a tutti e tutte... ma l'augurio più grande di tutti che voglio farvi... è che anche voi possiate trovare nel vostro uovo ... una sorpresa meravigliosa! A presto!

 Cosa serve per fare

 

6 uova
285 g farina
300 g di zucchero
la buccia di un limone grattugiata
1 bustina di lievito
1 bustina di vanillina
200g di acqua
120 g di olio di semi
8 g di cremor tartaro

Cosa fare per fare

Dividere gli albumi dalle chiare e montare quest'ultime a neve assieme al cremor tartaro.
In un'altro contenitore lavorare tutti gli altri ingredienti e per ultime unire le chiare montate a neve. Versare in uno stampo ed infornare in un forno già caldo a 150° per circa 50 minuti. E volilà la torta è fatta!

mercoledì 27 marzo 2013

Pizza di Pasqua civitavecchiese

La mia pizza di Pasqua.

Lo so ognuno ha la sua ricetta!
Paese che vai usanza che trovi.
Ogni regione ha la sua tradizione.
Ogni provincia ne ha una  che varia dalla provincia limitrofa.
Ogni paese personalizza la sua.
Ogni famiglia ha la sua ricetta segreta e.... per ogni signora o forno la sua pizza è in assoluto la migliore!
Ebbene la mia pizza pasquale viene chiamata Pizza di Pasqua civitavecchiese. Prende questo nome forse dal fatto che Civitavecchia (il paese della Sambuca Manzi  e di quella Molinari) è la cittadina più grande del territorio, o forse perchè questa ricetta è nata proprio qui paese ricco di etnie, dove vi è ben rappresentata ogni regione italiana e se andiamo a guardare in fondo anche ogni provincia.
Civitavecchia è una cittadina sul mare dove da sempre vi è stata la presenza di un porto, sin dai tempi dei romani con il famoso porto di Traiano che molto probabilmente fu eretto sopra un precedente e ben più datato porto etrusco. Ebbene come è andata è andata io so solo che in questi giorni dalle nostre parti non vi è forno, pasticceria, supermercato, mercato o bancarella che non esponga sui banconi la famosa pizza e l'aria delle nostre parti in questi giorni profuma di mare, di primavera ma anche di anice e cannella. La pizza di Pasqua civitavecchiese è una pizza dolce e si può trovare sia nella versione bianca, sia nella versione arricchita di cioccolato rigorosamente fondente. Ma nonostante ciò la mattina di Pasqua per la famosa colazione la si mangia abbinata sia alle uova di cioccolata, sia alle uova sode, sia ad una fetta di lonza che a dell'ottimo salame che può a sua volta essere a grana fine o grossa. A voi la scelta. La si può abbinare ancora ad una buona tazza di caffè, ma anche ad un buon bicchiere di vino rosso.
Ebbene questa è la nostra pizza. La si fa solo ed esclusivamente in questo periodo dell'anno e a proposito penso proprio che in altri periodi non avrebbe lo stesso sapore!
Naturalmente ognuno ha la propria ricetta! Chi ci mette la ricotta, chi invece solamente il burro, altri ancora lo strutto. Cambiano le percentuali, cambiano le dosi e cambia completamente il sapore  e il profumo.
Il massimo è cuocerla nel forno a legna e da queste parti, ancora vi sono signore che si riuniscono per aiutarsi nell'impresa.
 Si perchè fare queste pizze è un pò un'impresa! Tanto per cominciare non vale la pena mettersi all'opera per una sola pizza per tutta una serie di motivi. Uno: comunque vada qualcuna da regalare la trovi sempre, due: solamente la mattina di Pasqua durante la colazione una verrà fatta fuori, un'altra verrà consumata a pasquetta e poi vuoi che durante queste settimane non ti venga mai a trovare qualcuno? Magari solo per farti gli auguri? Ebbene in questi giorni nelle nostre case si offre solo questa!
Le vecchiette conoscono le ricette quelle buone ed è difficile fartele dare. Poi se te ne danno la ricetta, stai sicura che quando vai la prossima volta a chiedere è cambiata. Vai una terza? Cambia ancora! Qui forse c'è qualcosa che non quadra!
E poi? E poi bisogna star lì e attendere che lievitino! E l'ora della lievitazione è un mistero! C'è chi fa calcoli al tavolino, chi si aiuta con la calcolatrice. Alcune veterane in materia si rifanno all'esperienze passate, c'è addirittura chi guarda le previsioni del tempo, chi ancora le fasi lunari, chi ancora si reca dall'indovina. Ma mai, mai nessun calcolo o previsione saranno azzeccate. Allora vedi queste donnarelle di notte con il fazzoletto in testa correre a bussare alla porta della vicina e a svegliare le amiche per recarsi  al forno e fare l'infornata. Chi le cuoce in casa invece si rassegna e durante la notte di tanto in tanto si alza per andare a vedere come procedono le cose!
Ed intanto loro, le pizze se ne stanno lì, relegate in un angolo della casa, in una stanza non soggetta a spifferi o correnti, ben bene al calduccio, riparate da una o più coperte di lana (rigorosamente di lana), sapete quelle di una volta gialline? Ebbene quelle sono le migliori. Oggi come oggi c'è anche chi usa coprirle con del pile, ma non è la stessa cosa! Per mantenerle ancora più calde c’è chi tiene accesi i caloriferi per tutta la notte, chi accende il cammino, chi ancora la stufa. Altri ancora le fanno la borsa dell’acqua calda! Si avete capito bene la borsa dell’acqua calda riempiendo delle bottiglia di plastica con dell’acqua bollente e mettendole tra una teglia e l’altra.
Attente! Ora bisogna cogliere l'attimo perfetto della lievitazione. Se non sono ancora ben lievitate sono guai, se passa troppo tempo sono guai doppi. Ma se sei brava o semplicemente se hai fortuna e riesci a cogliere il momento giusto..... e sei bravo, ma bravo bravo e cuoci correttamente senza indugiare troppo altrimenti si seccheranno  all'interno, ma neppure avendo troppa fretta pena un cuore ancora crudo; e se avrai scelto per bene tutti gli ingredienti, li avrai pesati correttamente, se ti avranno dato la ricetta giusta..... ebbene … allora vedrai cosa ti mangerai!
Morale della favola?
 Io la pizza me la sono comprata bella e fatta! Poi mi ha chiamato mia madre e mi ha detto che me ne aveva già preparate un paio, sicuramente zia Maria me ne regalerà un'altra... e poi chissà...
intanto vi regalo la ricetta, quella di casa mia!
Con questa ricetta verranno fuori 4, 5 pizze... e io ve la dono così come zia Maria l’ha data a me!
Se vi va... provatela e fatemi sapere!
Comunque questa ricetta qua non la cambierei con nessuna altra... sono anni che la facciamo e ci dà tante soddisfazioni.... e poi la mia pizza è la più buona di tutte!
 

 Pizze di Pasqua civitavecchiese la ricetta di zia Maria
5 uova
325 g di grasso ( per noi burro sciolto)
400 ml di liquore  tiepido( Sambuca  Molinari o Manzi, e Vermouth)
25 g di anice spezzettato e messo in ammollo dalla sera prima con i liquori
½ litro di latte tiepido
1 kg di zucchero
2 bustine di vanillina
1 bustina e ½ di cannella
La buccia di un arancio e un limone non trattati grattugiati
350 g di cioccolato fondente tritato grossolanamente (facoltativo)
250 g di lievito
2 kg e ½ di farina (in realtà la quantità giusta dipende dalla grandezza delle uova e dall’umidità dell’aria di quel giorno).
La sera preparare un lievitino o biga come la si vuole chiamare mescolando tra di loro, il lievito sbriciolato, 600 g di farina e il latte tiepido. Coprire e lasciare riposare per una notte intera.
Il giorno dopo unire alla biga lo zucchero, il liquore tiepido e poi man mano tutti gli altri ingredienti. lavorare, distribuire l’impasto nelle teglie, coprire bene bene, mantenere per bene al caldo e … buona fortuna!

sabato 23 marzo 2013

Torta di carote

L’orto di Melina.


Melina ormai si sa ha un rapporto privilegiato con la natura.  Vive direttamente sulla sua pelle il passaggio del tempo e lo osserva attentamente mentre scorre senza perdersi nemmeno una virgola, o una sfumatura. Il susseguirsi delle stagioni segnano per Melina si il cambiamento del tempo e il manifestarsi di agenti atmosferici, ma significa anche sempre nuovi e diversi lavori da fare. Con il 21 marzo la primavera entra ufficialmente e ufficialmente la fatina deve sbrigare dei lavori urgenti ed indispensabili. Prima di tutto deve ripristinare il proprio orticello. Nelle scorse settimane di pioggia, costretta a rimanere in casa, ha  lo ha progettato attentamente e meticolosamente: lo ha suddiviso in aiuole e in ogni aiuola ha assegnato la dimora di un ortaggio.
Ora finalmente sono alcuni giorni che non piove più, ed allora munita di stivaloni ed attrezzi esce all’aria aperta ed inizia a lavorare. Tra una aiuola e l’altra con la zappetta traccia piccoli sentieri  dove potrà camminare anche con la carriola senza calpestare la terra seminata. Questo stesso sentiero servirà poi per far scorrere le acque di irrigazione ed anche quelle piovane. E’ un lavoro duro quanto piacevole quello del lavorare la terra e dà grandi soddisfazioni. Ora tutto è pronto. Con il tempo ha selezionato i semi  migliori. Corre nel ripostiglio ed apre una scricchiolante porta di legno. Sistemati meticolosamente vi sono semi, bulbi e talee ognuna con su riportato il nome ufficiale e volgare della pianta che diverrà. Poi riposti su panche vi sono zoccoli e calosce, ed ancora forbici da potatura ed attrezzi più piccoli. Appesi alle pareti  fanno bella vista di loro attrezzi più grandi: un badile, zappette varie, vanga, sarchiello, rastrello, forcone, cazzuola ed una falce. Poi riposti in angolo ancora una carriola, un innaffiatoio ed un soffietto. Melina si alza in punta dei piedi ed osserva attentamente  un calendario appeso sotto il forcone. Il calendario è scritto piccolo piccolo e la fatina comincia ad avere un po’ di difficoltà nella lettura dei caratteri meno grandi.  Legge, conta, rilegge e riconta. “E no!!!” Proprio no si può! Siamo ancora in luna crescente! Se seminerò in questa fase della luna, presto tutte le mie piantine andranno in cima! E no questo proprio non si può!” Allora rovista attentamente tra i sementi e prende a questo punto solamente due  tipi di semi: carote e rapanelli.


"Questi cresceranno sotto terra e meno risentiranno delle fasi lunari. E poi mai e poi mai potrei fare a meno dei rapanelli piccanti per le mie insalatine miste ed ancora mai e poi mai potrei rinunciare alle carotine da sgranocchiare qua e là,per farne  dei soffritti profumati e per farne una magnifica torta! Per oggi ho lavorato veramente abbastanza!”. Melina si scrolla per bene la terra dalle calosce, rimette le sue scarpette e si avvia in casa. Si lava per bene le mani, indossa il grembiulino  e inizia ad impastare. Di lì a poco sfornerà una splendida torta… Che torta ? Ma senza dubbio una torta di carote!



Torta di carote!
Premessa: a me la torta di carote non è mai piaciuta! Ora lo scorso anno provai quei magnifici muffins (vedi ricetta qui), e capii che l’aggiunta di cioccolato mi era proprio piaciuta e mi aveva conquistata. Ora con le dovute modifiche ho sperimentato anche questa torta e vi assicuro ha riscosso un gran successo si tra i grandi che tra i piccini.
Invece volevo ancora precisare che tutte le notizie relative a come si fa un orto, ebbene quelle sono ricordi felici legati al mio passato e alla figura di mio padre che per tutta la vita ha fatto il commerciante, ma il suo vero sogno era quello di avere un magnifico orto in grado di sostentare tutta la sua famiglia. Lui riuscì a realizzare il suo orto, il suo meraviglioso orto biodinamico e realizzò il suo sogno. La felicità spesso sta dietro le cose più semplici!
Cosa serve per fare.
260 g di carote
200g di zucchero
3 uova
2 tuorli
200 g di mandorle sguscia tema con ancora la pellicina
30 g di farina
La scorza di un limone grattugiata
3 cucchiai di cioccolato fondente tritato un pizzico di sale.
Ed ancora per decorare….
Ghiaccia al limone e caramelline
Cosa fare per fare.
Lavare e grattugiare le carote. In una ciotola mettere tutti i tuorli e lavorarli con lo zucchero, poi unire le carote, la farina e le mandorle, la scorsa grattugiata e la cioccolata. Montare a neve le chiare con un pizzico di sale ed unire attentamente all’altro composto. Foderare di carta forno uno stampo di 24 cm circa e versare l’impasto. Infornare in forno già caldo  e cuocere per 40 minuti a 180°infornare, far raffreddare glassare con la ghiaccia  e decorare con le caramelline! E voilà la torta è pronta.
Con questa ricetta partecipo al giveaway
https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjcBRkwShLY0YFB8So-8oaRv_DBQIuomPeY2IM2LWjL-Rohp118b0C6gkpx7lfH-pJExJ0_11D_4Z4H5eFc8IZjn88oYIKXFinxoxBnHqv7PeragxDuUykMmTYTcQTnorfK4_W7D7MZhCMy/s1600/3.jpg

sabato 16 marzo 2013

Torta alla frutta e yogurt

Una rondine non fa primavera!

Finalmente!!!!!
Finalmente una giornata di sole!!! Si freddosa ma di sole!
Questa mattina Melina si è svegliata di buon’ora. Frammenti di raggi di sole penetravano qua e la dal’imposte della sua casetta!
Subito , di corsa si è destata dal lettone , in fretta e furia si è lavata il viso e si è data una spazzolata ai denti, ed è andata in giardino… “Finalmente!!! Finalmente il sole!  Brrr che freddino però! E quanto vento!”
Tira allegro un vento freddo che viene dal nord, un vento che scompiglia i capelli e pettina l’erba.
Quante cose si possono fare in una giornata di sole! Si possono fare passeggiate, si possono fare alcuni lavori in giardino, non molti però perché il terreno è ancora troppo bagnato dalle piogge dei giorni passati.  Si possono aprire tutte le finestre  e permettergli di entrare in casa, in ogni angolo… ma questo svelerebbe lavori domestici tralasciati… c’è molta polvere ammucchiata sulle mensole e  ancor più  briciole accantonate negli angoli … Ma si!!! L’ideale in una giornata di sole ventosa… sarebbe fare del bucato!

Allora Melina corre al lavatoio con una spazzola e un buon pezzo di sapone di Marsiglia ed inizia a fare il bucato. Spazzola, insapona, sfrega, sbatte e strizza. Lava accuratamente la biancheria della casa e la biancheria personale. Poi la stende per bene su di un filo appeso tra due pali di legno di castagno. Il vento subito scombina e sventola la biancheria che presto sarà asciutta e conserverà per bene il profumo di bucato fresco. Mentre Melina allegra  sistema i panni sul filo, con la coda dell’occhio intravede un passaggio veloce “Cosa è stato?” Si chiede Melina.

Poi di nuovo. Di nuovo un passaggio veloce dell’aria.
Finalmente la visione chiara: “Ma è una rondine! Evviva stanno tornando!”
Scruta per bene nel cielo. Una , una rondine sola soletta che voleggia veloce nel cielo. Certo una rondine non fa primavera … ma ne preannuncia l’imminente arrivo!
TORTA DI FRUTTA ALLO YOGURT

In questi giorni sono stata molto occupata alla ricerca di documenti perduti… da presentare alla mia scuola. Cerca che ti ricerca, sono venuti alla luce cose dimenticate, pezzi di vita vissuta passata e una valanga di sensazioni mi ha travolta… ebbene tra queste cose è uscito fuori anche un piccolo libricino di ricette di Paneangeli: il mio primo libricino di ricette. Aprendolo ho trovato ancora frammenti di farina e goccioline di impasto rappreso qua e la. Era il tempo del liceo, il tempo in cui mi dilettava o per le prime volte nella sperimentazione della cucina… e dei dolci naturalmente! Tra tutte le ricette ve ne era una che prediligevo … questa torta di frutta e yogurt… Ho voluto preparare di nuovo questa tortina, semplice quanto golosa e piena di sapore! La sera ho invitato a cena mia madre e mia sorella…. Loro subito l’hanno riconosciuta ed apprezzata. Anche a mio marito è piaciuta molto: lui non l’aveva mai assaggiata, all’epoca non esisteva ancora. Però questa torta la dedico con tutto il cuore al mio papà! Anche lui l’avrebbe riconosciuta, la facevo spessissimo…e visto che tra pochi giorni sarà la festa del papà la dedico proprio a lui… anche se so con certezza che lui avrebbe preferito delle frittelle di riso!
Cosa serve per fare
100g di farina 00
125 g di zucchero
50 g di burro
1 uovo
1 kg di frutta fresca di stagione
1 bustina di lievito per dolci Paneangeli,
2 vasetti di yogurt alla frutta
Come fare per fare
Sbucciare la frutta e tagliarla a fettine. Impastare la farina con 80 g di zucchero, il lievito e il burro ed ottenere un impasto granuloso. Versarne ¾ in uno stampo foderato con carta forno, mettervi sopra la frutta e poi ancora sopra il rimanente impasto. Infornare per 20 minuti a 200° in forno già caldo.. Mescolare allo yogurt lo zucchero rimasto e l’uovo, versare sul dolce e cuocere ancora per 30 minuti. E voilà la torta è fatta.


Questa ricetta la regalo alla dolce Valentina, te la dono volentieri, è una torta del mio passato eppure così attuale, è una torta di sicura riuscita ed è una torta adatta a tutte le stagioni.

domenica 10 marzo 2013

Strudel di mele con pasta di ricotta

Lo strudel di mele con pasta di ricotta

La prima vacanza che feci con quello che sarebbe divenuto poi mio marito, furono dieci giorni passati in montagna tra la fine di agosto e i primi di settembre.
Andammo in vacanza con degli amici che conoscevano benissimo la montagna e scegliemmo le Dolomiti e in particolare la Valle Aurina. Alloggiavamo precisamente a Selva dei Molini in un antico maso a conduzione familiare. Non dimenticherò mai quella vacanza… anche perché fu la prima con Maurizio, mio marito. Il posto? Meraviglioso. Fiumiciattoli, cascatelle e vecchi mulini, un maso antico tutto in legno dove sulle staccionate correvano  veloci degli scoiattoli. Ogni giorno facevamo lunghe passeggiate ed itinerari sia in città che lungo i sentieri fino ad arrivare a rifugi sperduti. Poi quando la sera ritornavamo, nel momento in cui andavamo ad aprire la porta dell’alloggio un profumo avvolgente ed invitante ci faceva gli onori di casa. Era la signora, la proprietaria che preparava ogni sera un dolce diverso che ci avrebbe poi servito il mattino seguente a colazione. Ricordo ancora i profumi di quei dolci, e ricordo ancora l’abbondanza delle colazioni. Ricordo anche che la signora apparecchiava ogni giorno la tavola con tovaglie differenti, con differenti porcellane e pietanze, ma non solo. Ogni mattina sparpagliava sulla tovaglia, ora fiorellini appena raccolti, ora pietre, ora bigliettini con su scritti pensierini (peccato però che la signora parlasse solo il tedesco, ma ricordo bene che alla fine riuscimmo a dialogare, sono una gran chiacchierona io sapete). Ebbene il giorno prima di partire mi recai con mio marito in una piccola libreria locale e comprai un libro con ricette sia dolci che salate dal titolo “La vera cucina casalinga nelle dolomiti”.E pensare che all’epoca ancora ne sapevo poco e nulla della cucina
Al ritorno a casa sperimentai tutte le ricette del libro anche perché di lì a poco io e Maurizio andammo a convivere prima di decidere di sposarci.
Le ricette sono tutte semplici, con ingredienti semplici e presentati semplicemente, proprio come una cucina casalinga. Oggi  dopo tantissimo tempo ho provato di nuovo a rifare uno strudel che all’epoca ricordavo mi piacque molto. Come ho acceso il forno e infornato  lo strudel… un profumo sublime si è liberato nell’aria… e mi sono ricordata di quei giorni, di quella signora di cui non ricordo il nome … ma soprattutto mi sono ricordata della mia prima vacanza con mio marito. Questa ricetta la dedico a lui e vedremo se stasera quando gliela presenterò a fine cena … anche lui come me ricorderà tutti questi particolari!

Cosa serve per fare.
Per la pasta
180 g di farina
180 g di burro ( Dolomite)
180 g di ricotta ( rigorosamente di pecora)
Un pizzico di sale
Per il ripieno
500 g di mele (Val Venosta)
1 cucchiaio di vino bianco
Un po’ di zucchero
Una spolverata di cannella
Succo di limone

Come fare per fare
Impastare farina, burro, ricotta e un pizzico di sale fino ad ottenere una pasta liscia.
Prendere la mele, tagliarle a fettine e porle in una padella con lo zucchero, il vino, la cannella e il succo di limone, far uocere lentamente fino ad ottenere una crema densa. Stendere òa pasta , ricoprire con la crema di mele e arrotolare. Infornare e cuocere fin quando  la pasta non risulterà dorata!
E che bontà E volià il dolce è pronto
Con questa ricetta partecipo con molto piacere al contest di Morena ( visto che per il momento sarà l’ultimo)
http://morenaincucina.blogspot.it/2013/03/un-dolce-al-mese-sfida-di-marzo-2013.html
http://morenaincucina.blogspot.it/2013/03/un-dolce-al-mese-sfida-di-marzo-2013.html

Un dolce al mese - Sfida di FebbraiMarzo 2013